Forum Nazionale per il Servizio Civile

02/09/2015

Servizio Civile, Borrelli: "Se il Governo non darą un reale segnale di sostegno gli enti che garantiscono qualitą dell'esperienza tireranno remi in barca"

E' l'allarme che Enrico Maria Borrelli lancia all'indomani dell'inizio della progettazione di Servizio Civile Nazionale.

Ieri 1° settembre ha preso il via una delle fasi cruciali per il Servizio Civile. Per capire in concreto di cosa si tratta e per fare il punto sul dibattito che quest'estate ha contribuito a non mandare in vacanza il Servizio Civile abbiamo intervistato Enrico Maria Borrelli, presidente del Forum Nazionale Servizio Civile e di Amesci, uno dei primi enti di Servizio Civile in Italia.

Da ieri si è aperta una nuova finestra di progettazione. In pratica, cosa significa?
Significa che inizia il conto alla rovescia per la principale scadenza annuale che interessa circa 4.000 enti accreditati in tutta Italia. E’ il momento in cui migliaia di soggetti pubblici e del privato sociale individuano i bisogni cui vogliono offrire una risposta e si propongono per migliorare le condizioni di vivibilità, presentI e future, delle proprie comunità. Lo strumento del servizio civile consente infatti loro di programmare interventi in tutti gli ambiti sociali, compresi naturalmente quelli culturali e ambientali. Un progetto di servizio civile è una sfida in cui lo Stato, le parti sociali e i giovani collaborano per far crescere una comunità, renderla migliore, aiutarne la coesione. Una sfida pertanto complessa, per alcuni di noi addirittura un sogno da realizzare. Il bando rappresenta quindi per noi enti un’opportunità per mettere in pratica le politiche di empowerment per il territorio e per trasferire competenze ai giovani. Tutti gli enti del Forum condividono questa visione e nel solco di essa stiamo orientando gli sforzi progettuali per il 2016.

Quale sarà secondo Lei la risposta degli enti?
Ad uno Stato che investe nel Servizio Civile noi enti abbiamo sempre risposto con altrettanti investimenti in termini di risorse umane, economiche e di strutture. Nel biennio 2013 /2014 il numero di progetti presentati è stato sostanzialmente lo stesso (4.259 nel 2013, 4.284 nel 2014), ma è cambiato il risultato: nel 2013 è stato finanziato il 42% dei progetti presentati, nel 2014 il 73,3%. Quest’anno, forti di una grande attenzione politica e degli impegni del Governo, gli enti torneranno ad investire e ci aspettiamo che sarà presentato un numero maggiore di progetti. C’è però molta preoccupazione. Stando ai dati di previsione della legge di stabilità per il 2016 verranno stanziati 113 milioni di euro. Ci troviamo quindi a dover progettare per un 2016 i cui numeri sembrano farci tornare indietro al 2010 piuttosto che avanzare verso il 2017, anno in cui il Governo ha annunciato di voler raggiungere il traguardo di 100.000 giovani in servizio. I fondi previsti sono sufficienti ad avviare meno di 20.000 volontari a fronte dei 50.000 avviati quest’anno. Se così fosse, se il Governo e il Premier non daranno un reale segnale di sostegno a questa politica, il rischio è che in molti tireranno i remi in barca. E a farlo, come sempre, saranno gli enti più strutturati, quelli che davvero investono nella qualità dell’esperienza e garantiscono ai giovani di crescere in un contesto di valori costituzionali. Resteranno, lo denunciamo oramai da anni, soltanto i “progettifici” il cui unico investimento è quello di imbastire carte. Sarebbe il definitivo tramonto di quello strumento che Renzi ha indicato come elemento imprescindibile per la costruzione di una Europa rinnovata.

All’oggi mancano quindi i fondi per far si che diventi universale e Salvini propone di rendere il Servizio Civile obbligatorio per tutti i giovani dai 18 ai 28 anni. Lei cosa ne pensa?
Il problema dei fondi è reale e pesa solo su chi governa. Chi fa opposizione può permettersi di lanciare qualsiasi proposta, spesso indicando le più improbabili e presunte fonti di finanziamento. Non mi pare di ricordare che ai tempi della Lega al Governo il servizio civile gli fosse stato così caro tanto da volerlo addirittura obbligatorio, né tantomeno ricordo che i leghisti si siano battuti per stanziamenti adeguati a tenere in vita quello attuale. Il tema della volontarietà o dell’obbligatorietà del servizio civile può essere definito solo dopo un’attenta riflessione, ancora inesplorata, sui mutamenti e le lacerazioni sociali avvenute nel nostro Paese e più diffusamente in tutta Europa. Se da un lato l’obbligatorietà del servizio militare ha perso di senso rispetto all’esigenza di formare i cittadini alla difesa della Patria da guerre oramai scomparse, dall’altro l’esigenza di educare le nuove generazioni ai valori della comunità e al rispetto dei diritti di chi la vive sembra invece aver conquistato un’attualità non più trascurabile. A questi valori si ispirano un concetto rinnovato di Patria e, con essa, di difesa. Fino ad oggi come Forum Servizio Civile abbiamo espresso posizione contraria alla reintroduzione dell’obbligo di leva civile per i giovani, in particolare per la prescrizione contenuta all’art.4 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo che vieta di introdurre lavori forzati o obbligatori. Il divieto, va evidenziato, non riguarda tuttavia servizi sostitutivi di quello militare o servizi rientranti nei normali doveri civici. A nostro avviso, quindi, la questione non può essere licenziata con l’alibi di un’impossibilità a reintrodurre l’obbligo, apparentemente consentito dall’Europa, né meno ancora con quello dei costi ingenti che richiederebbe una leva di 350.000 giovani l’anno. Bisogna anzitutto comprenderne l’opportunità, la necessità da un punto di vista sociale, prima ancora che economico, nonché naturalmente le intrinseche potenzialità. Questo è il tema politico, il resto sono suggestioni per la stampa. La proposta di legge avanzata dalla Lega Nord non è la soluzione migliore e peraltro contiene dei refusi che ne testimoniano la frettolosa redazione, ma resta però aperto il dibattito che con essa si è innescato nel Paese e che richiede tutta l’attenzione della classe politica, del Governo ed ovviamente dei cittadini. A novembre come Forum organizzeremo un seminario di approfondimento cui parteciperanno giuristi, intellettuali, politici, organizzazioni del terzo settore e rappresentanze giovanili. Confidiamo che questo momento di riflessione possa aiutare tutti a comprendere la portata dei problemi che il servizio civile può contribuire a risolvere. Sia esso volontario o, perché no, obbligatorio.

Nell’affermarsi di una visione moderna del concetto di Difesa della Patria trova le sue motivazioni anche la sentenza della Cassazione che ha aperto il Servizio Civile ai cittadini stranieri residenti in Italia. Lei è favorevole?
Su questo punto il Forum Nazionale Servizio Civile ha sempre espresso una posizione chiara: il servizio civile può e deve contribuire all’integrazione dei nuovi cittadini. Siamo convinti che vivere un’esperienza di solidarietà aiuti i nuovi e i futuri cittadini a costruire quelle relazioni sociali fondamentali per integrarsi nella comunità in cui hanno scelto di vivere. E non trascuriamo neanche l’arricchimento che i giovani italiani ne possono ricavare condividendo simili esperienze a fianco di giovani provenienti da contesti e culture diverse. Se da un lato l’Italia, più di tutte in Europa, patisce il fenomeno di un’immigrazione incontrollata, dall’altro sosteniamo programmi di mobilità che aiutano le nostre ragazze e i nostri ragazzi a conoscere nuovi luoghi, nuove culture, nuove opportunità, sottintendendo con questo il valore di una possibile mobilità futura. Ma i nostri giovani potranno scegliere di andare altrove senza dover scappare solo quando conosceranno i contesti, le lingue e le culture degli altri Paesi. Anche in questa ottica, il servizio civile può dare un grande contributo.